Stop al lavoro povero, precario e ai contratti pirata: la proposta Uiltucs

Proposta 25-50-100: part time minimo 25 ore, maggiorazione paga oraria del 50% domenica e 100% i festivi. Andreani (segretario generale): “Ricorso sistematico alla magistratura per lo sfruttamento (art. 603 bis)”. “Obbligare le aziende a dichiarare quale contratto applicano: ci sono 2 milioni di lavoratori in zona grigia”

Fermare la deriva del lavoro povero e lo sfruttamento. È l’obiettivo della Uiltucs, la Uil del terziario, il sindacato che sottoscrive 28 Ccnl applicati a più di 6 milioni di lavoratrici e lavoratori dei settori che rappresenta. Ecco alcuni dei dati resi noti attraverso quattro studi e ricerche che hanno impegnato specialisti, docenti universitari e giuristi. I risultati sono stati resi noti dalla Uiltucs, la Uil del terziario, in occasione della tre giorni dedicata al tema del lavoro povero culminati con l’assemblea nazionale dei delegati e delle delegate, a Firenze, dal titolo “Libertà povera, povera libertà”.

Lavoro precario e atipico. L’incidenza del lavoro precario e atipico nei servizi raggiunge il 34,7%, attestandosi al 50% nella ristorazione. Tra il 2015 e il 2023 la crescita degli occupati è trainata dai lavoratori a termine con un + 70,2%, e dagli stagionali (+78,6%). Nel 2023 i lavoratori a termine sono pari a 3.272.983, e gli stagionali a 625.015. Le donne precarie crescono nello stesso periodo del 75,3% a fronte del + 7,9% delle lavoratrici stabili; crescono del 67,3% gli uomini precari a fronte del +11,1% degli stabili.

I livelli retributivi. Sono le attività ad alta precarizzazione a registrare i livelli retributivi più esigui che, nella ristorazione, si attestano a circa 10 mila euro annui lordi per i lavoratori stabili, a 5500 euro per quelli a termine, e 7100 per gli stagionali. Nei servizi il Part time significa in molti casi condanna al lavoro povero. La retribuzione media di 600.000 part-time involontari su oltre un milione tra turismo, commercio e servizi, infatti, è di 11.718 euro lordi annui. Rilevante è il divario di genere dovuto all’inquadramento contrattuale. La retribuzione media delle lavoratrici precarie del terziario si attesta a 9.212 euro lordi annui contro i 10.785 euro degli uomini.

Pirateria contrattuale. Ci sono poi lavoratrici e lavoratori che fanno lo stesso lavoro, hanno un’identica mansione, ma una differenza di stipendio che, in un anno, può arrivare anche ad oltre 7mila euro. Parliamo di chi è assunto con contratto pirata, e uno assunto con Ccnl sottoscritto dalla Uiltucs, con gli altri sindacati.

Copertura contrattuale. In Italia, infine, il tasso di copertura della contrattazione nel terziario è ben sotto all’80% dei dipendenti: c’è una “zona grigia” di quasi 2 milioni di lavoratori nel terziario per i quali non si sa quale è il Ccnl applicato.

La “Proposta 25-50-100”

L’assemblea nazionale, che ha portato nel capoluogo toscano oltre 1200 lavoratrici e lavoratori da tutta Italia, ha visto il lancio della “Proposta 25-50-100”: una proposta destinata a contrastare il lavoro povero, che si incentra su 3 richieste contrattuali: l’incremento del part time minimo a 25 ore, la paga oraria incrementata la domenica del 50%, e nei festivi del 100%. La Uiltucs chiede, inoltre, per contrastare la pirateria contrattuale, che rende più povere le lavoratrici e i lavoratori, l’obbligo per le aziende di dichiarare il contratto applicato.  A dare forza ai progetti dell’organizzazione sindacale, guidata dal segretario generale Paolo Andreani, sono state le ricerche, gli approfondimenti statistici realizzati dalla professoressa Silvia Ciucciovino (ordinaria di Diritto del lavoro, Università degli Studi Roma Tre), dal professor Michele Faioli (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Fabio Piacenti (presidente dell’Istituto Eures, Ricerche Economiche e Sociali) e Luca Visentini, esperto in politiche europee e del lavoro.

Approfondimenti, questi, che hanno dato corpo alle testimonianze delle lavoratrici e dei lavoratori dove è emersa chiaramente la disparità sociale creata dalla disparità contrattuale.

Le testimonianze

Le reali condizioni di lavoro e i punti sui quali serve intervenire, per la Uiltucs, sono chiari se ascoltiamo, oltre ai dati, i racconti dei delegati che si sono messi a nudo nella giornata dell’11 giugno a Firenze. La storia di Gloria, ad esempio, che ogni giorno per 1000 euro al mese lavora come portierato con turni spezzati, coprendo anche 3 luoghi, uscendo alle 7.30 di mattina e rientrando dopocena; o la complessa situazione evidenziata da Cristina, 33 anni, madre single con 3 figli che lavora per una nota multinazionale a meno di 700 euro al mese. E ancora: Mirna, con una storia straziante, che per 15 anni ha seguito una figlia con le difficoltà dei cambi d’appalto, prigioniera di un part-time involontario. Proprio come Maria, trentenne, che a conti fatti non arriva a 600 euro al mese occupando l’intera giornata tra trasferte, lavoro e straordinari.

I loro volti, e le loro testimonianze cariche di emozione, hanno anticipato gli interventi di altri lavoratori, stavolta incentrati sul caos contrattuale. Abbiamo ascoltato la storia di Giuseppe, addetto alla sicurezza che, dopo tre appalti, passando dal contratto Ugl e poi Cisal, è riuscito con l’azione sindacale ad avere il Ccnl Vigilanza privata siglato dai sindacati maggiormente rappresentativi, Uiltucs in testa. Stessi cambi d’appalto che ha subito nella sua carriera Luana, mamma di tre figli: nonostante svolga una mansione di coordinamento nella mensa dell’ospedale di Mestre è inquadrata al minimo contrattuale, come semplice addetta: a Luana, al mese, tolto l’affitto, rimangono 600 euro. Paga davvero bassa anche per Sebastiano, rider, costretto a lavorare anche 60 ore settimanali; e Andrea, dipendente di un supermercato, che racconta il clima pesante che subisce con un contratto (Anpit) con straordinari obbligatori e continui cambi orario, con preavvisi anche di poche ore.

Le dichiarazioni

Paolo Andreani (segretario generale Uiltucs): “I tanti rinnovi hanno riaffermato nel migliore dei modi il valore del Contratto collettivo nazionale ridando forza al rapporto tra gli art. 36 e 39 della Costituzione. Il lavoro grigio e precario ruba i sogni di tante persone per gli orari impossibili, programmati di settimana in settimana per le poche ore di lavoro che condannano 600.000 part-time involontari, in prevalenza giovani e donne a povertà salariale e previdenziale”. Andreani annuncia poi: “Siamo pronti, per i contratti pirata e i part-time inferiori al minimo contrattuale a ricorrere alla magistratura e ai giudici come abbiamo fatto, con successo, per la vigilanza privata: a nostro avviso si incorre nel reato di sfruttamento dei lavoratori ai sensi dell’art. 603 bis Cp. Il riferimento è ai contratti nel turismo sotto le 15 ore settimanali e a quelli sotto le 20 nel terziario”. “Ora – conclude – dobbiamo avanzare nelle trattative sui contratti aziendali, per negoziarne altri 60, oltre i 50 già definiti, e generalizzare la contrattazione di secondo livello”.

Samantha Merlo (segretaria nazionale Uiltucs, delega Pari opportunità, precariato, giovani):

“Il mercato del lavoro è disordinato e lento. Accanto ai pochi con buone retribuzioni si annidano sacche di salari insufficienti accompagnati dalla presenza di lavoro sfruttato, irregolare e nero che alimentano il sommerso e relegano le persone alla povertà e all’insicurezza. Povertà non più legata alla disoccupazione, ma che ha a che fare con salari bassi e discontinui e riguarda molte lavoratrici e lavoratori che noi rappresentiamo: stagionali, addetti alla ristorazione, alle vendite della distribuzione moderna organizzata, dove di organizzato ritroviamo ben poco, part time involontari nati per rispondere a un’organizzazione del lavoro che si piega alla frenesia dei consumi. E part time volontariamente obbligati, dove a piegarsi sono le persone di fronte alle scelte lavorative e familiari”. Perché “La povertà non può essere considerata un destino, una responsabilità individuale. La povertà è collegata ad un sistema di politiche ed interventi sociali che non funzionano o che semplicemente non esistono”.

L’articolo Stop al lavoro povero, precario e ai contratti pirata: la proposta Uiltucs proviene da UILTuCS.